Lago di Barrea, una reggia della biodiversità
di Valerio Di Fonso
Barrea, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è un borgo di montagna avvolto da una natura fiabesca e romantica. Ai suoi piedi l’omonimo lago, nato dallo sbarramento artificiale del fiume Sangro, e tutto intorno cime superbe, folte faggete, limpidi corsi d’acqua. Il centro storico ha la tipica struttura di un borgo fortificato, con la sua cinta difensiva, le viuzze, le tradizionali case in pietra, le antiche chiese, i palazzi, il convento, il castello medievale con la sua straordinaria veduta panoramica. Lungo la strada principale, al centro del paese ecco, con la sua balconata, un altro fantastico belvedere con vista sul lago.
Ricavato artificialmente nel 1951, il Lago di Barrea è dimora di una biodiversità unica nel suo genere in Abruzzo. Un gioiello per il Pnalm. Rilevamenti botanici effettuati quest’anno nel Lago di Barrea hanno osservato un ulteriore incremento del numero di specie acquatiche e delle superfici che ricoprono. Un dato che conferma il trend di crescita della biodiversità e della copertura vegetale del lago, ormai continuo negli anni: si è giunti infatti al 4° anno consecutivo di osservazioni!
I monitoraggi sono stati condotti dal gruppo di ricerca, impegnato da tempo nello studio della vegetazione del Parco, coordinato dal prof. Goffredo Filibeck dell’Università della Tuscia e dal prof. Leonardo Rosati dell’Università della Basilicata. La vicenda è affascinante poiché già durante il primo anno di rilevamenti, nel 2020, fu individuata una ricca vegetazione sommersa, che non era stata notata in ricerche precedenti e che costituisce un fatto sorprendente per un lago artificiale. Infatti, le forti oscillazioni di livello dell’acqua dovute alla gestione degli impianti idroelettrici, e i movimenti di detrito che esse comportano, solitamente “desertificano” i fondali dei bacini artificiali.
I successivi campionamenti, ripetuti ogni anno, hanno mostrato un continuo incremento della complessità dell’ecosistema. In particolare, l’ultimo monitoraggio effettuato nell’agosto 2023 ha mostrato che anche a monte del ponte per Civitella Alfedena, dove fino al 2022 la vegetazione era quasi assente, si sono ora diffuse vaste isole galleggianti, simili a quelle che negli anni scorsi si erano sviluppate nel resto del lago: esse sono formate da almeno tre specie diverse di “brasche” o “lingue d’acqua” (Potamogeton nodosus, P. perfoliatus e P. crispus). Si tratta di piante che radicano sul fondale e, allungandosi fino a 4-5 metri in verticale, riescono a raggiungere la superficie con i fiori e con le foglie più alte. Un tempo diffuse in tutta Italia, le brasche sono divenute rare a causa dell’inquinamento delle acque.
In tutto il lago, anche la vegetazione completamente sommersa, legata alle acque più profonde, formata dalle “alghe a candelabro” (Chara), si sta sviluppando in modo sempre più complesso: queste alghe sono indicatrici di buone condizioni delle acque e formano fitte praterie sommerse – scoperte per la prima volta nel Lago di Barrea solo nel 2020 – tutelate dalla Direttiva Habitat dell’UE.
“I laghi sono tra gli ambienti più sensibili alle perturbazioni ambientali, che includono non solo l’inquinamento delle acque, ma anche le sciagurate introduzioni di pesci e crostacei non autoctoni, che devastano l’ecosistema”, commenta il prof. Filibeck, “pertanto sono uno degli habitat più degradati del nostro Paese; eppure hanno enorme importanza per la salute e la qualità della vita umane, e per interi gruppi animali come gli uccelli acquatici. Il Lago di Barrea, nonostante l’origine artificiale e gli sconvolgimenti ambientali che ha provocato (la diga fu costruita nel 1951, allagando un vasto fondovalle agricolo), costituisce un caso interessante di ecosistema in continuo miglioramento”.
“E’ difficile, al momento, spiegare con certezza le cause di questa rigogliosa evoluzione della vegetazione” – conclude il prof. Rosati – “potrebbe trattarsi della più corretta gestione dei livelli del lago a seguito del protocollo stipulato tra Parco ed Enel nel 2017, che limita l’ampiezza delle oscillazioni dell’acqua; potrebbero aver contribuito anche miglioramenti nella qualità delle acque del Sangro”.
Per questo motivo, il Parco darà seguito al suo impegno nel monitoraggio e nella ricerca in collaborazione con Enti di Ricerca e Università.