Pantafica, lo spettro delle notti abruzzesi
di Valerio Di Fonso
Immaginate di svegliarvi nel cuore della notte e avere davanti ai vostri occhi una vecchia donna che vi fissa con occhi luminosi. Pensate di non potervi muovere, di rimanere in balia di questa figura senza nemmeno poter gridare aiuto. Immaginate di incontrare nella vostra stanza la pantafica. Un po’ spettro, un po’ allucinazione. La leggenda della panfatica (o pandàfeche in dialetto abruzzese) nasce nella notte dei tempi, in Abruzzo. Quando il folklore e la superstizione prendevano il sopravvento sulla scienza e la ragione. Quando la magia e il soprannaturale erano le risposte che l’intelletto non riusciva a dare all’uomo. Ma dietro questa entità esiste una spiegazione razionale che ha svelato cosa si cela dietro questa figura spettrale di una anziana signore, dalle sembianze da fattucchiera, che sveglia bruscamente i tranquilli sonni delle genti d’Abruzzo.
La pantafica, una leggenda tra Abruzzo e Marche
Occhi demoniaci, rossi, fissi sulla persona nel letto, viso a punta, segnato dal tempo, e un profilo spettrale. E’ la descrizione di tutti coloro che hanno visto la pantafica nel cuore della notte. Paralizzati, ovviamente. In grado di muovere solo gli occhi, sbattendo le palpebre. Non si può alzare nemmeno un dito. Non si riesce neanche a urlare per lo spavento. Sarebbero questi gli effetti della magia della pantafica, il cui nome deriva dal greco “phantasma”, anche se in alcune zone d’Abruzzo viene semplicemente etichettata con l’appellativo “spiride” (spirito), mentre nelle Marche è chiamata Pantafa. Figure simili alla pantafica, ma con altri appellativi, fanno parte del folklore di altre regioni italiane: la pesàntola in Istria, la fantàsima in Toscana e Umbria, il linchetto in Toscana, il pundacciu e l’ammuntadore in Sardegna,lo stricacuor, il calcatrep, il calcarello e il mazapegolo in Emilia-Romagna, la carcaveja in Piemonte, il carcun in Lombardia, il pesarello nelle Marche, il fracariol, la smara, il premevenco e il sanguanello in Veneto, la Trud in Trentino Alto Adige. Leggenda narra che la pantafica sia lo spettro di una persona suicida, che torna nel luogo nel quale ha vissuto in passato. Essa è la manifestazione di una visione cosciente, con allucinazioni di mostri e spettri, che porta chi la vede in uno stato di apnea che dura pochi istanti che si trasformano in un’eternità per chi lo vive. Una volta cessata la paralisi la pantafica scompare, lasciando al malcapitato un senso di paura e sgomento che lo accompagnerà per tutta la notte a interrogarsi su cosa sia realmente accaduto.
La pantafica tra rimedi, fiaschi di vino e trecce ai cavalli
Ma come combattere questo spettro? La tradizione popolare abruzzese vuole che come ogni strega o vampiro, la pantafica abbia l’ossessione di contare. Ecco perché, per evitare di essere disturbati durante il sonno, il rimedio adatto sarebbe quello di posizionare accanto al letto una scopa rovesciata. In questo modo la pantafica perderà tutta la notte a contare le setole. Utili, dicono gli antichi saggi d’Abruzzo, anche i sacchetti riempiti con la sabbia o pieni di legumi, utili per distrarla fino all’alba. L’entità, inoltre, non saprebbe trattenersi davanti a un fiasco di vino. Può anche essere fatta ubriacare posando la bottiglia in camera, sotto al letto o vicino al comodino. Leggenda vuole, inoltre, che la pantafica durante il suo vagare notturno entri nelle stalle, facendo le trecce alle criniere dei cavalli. Non è un caso che la parola inglese “nightmare” (incubo, altro appellativo dato alla creatura della tradizione abruzzese), sia composta da dalla parola night (notte) e mare (cavalla).
La pantafica come spiegazione della paralisi del sonno
Storie e aneddoti affascinanti, senza ombra di dubbio. Ma cos’è in realtà la pantafica? O meglio, cosa sono le sensazioni che proviamo che hanno dato vita a questa credenza popolare? La spiegazione, ovviamente, arriva dalla scienza. Niente spettri ubriaconi o con la mania di contare. Si tratta della cosiddetta “paralisi del sonno”. Un disturbo del sonno in cui, nel momento prima di addormentarsi o, più spesso, al risveglio, ci si trova impossibilitati a muoversi. Solitamente dura un paio di minuti dal risveglio, mai per un tempo oggettivamente lungo, sebbene la percezione di chi ne fa esperienza possa fornire l’impressione di una durata notevolmente maggiore. Il malcapitato prova a gridare per chiedere aiuto, riuscendo al massimo a sussurrare debolmente e provando la sgradevole sensazione di sentire la propria voce soffocata da qualcosa di anomalo. E allora perché vediamo la pantafica e altre creature spettrali? Anche qui la risposta è scientifica. Le paralisi nel sonno vengono spesso accompagnate dalle illusioni ipnagogiche, causando sensazioni particolarmente vivide e talvolta terrificanti. Le illusioni ipnagogiche non sono “irreali” come ciò che vediamo durante la fase REM: essendo una fase di transizione fra il sonno e la veglia, tendono ad illuderci di essere svegli. Sì, ok, ma perché rimaniamo paralizzati? La paralisi non è altro che un sistema di difesa, anche se può sembrare strana come risposta. Dal punto di vista fisiologico, la paralisi, che interessa tutti i muscoli del corpo, è causata dall’aumento dell’attività gabaergica nella formazione reticolare pontina, che inibisce le cellule dei nuclei della colonna dorsale riducendo la risposta a stimoli sensoriali somatici, inibendo così i motoneuroni inferiori (colinergici), il che impedisce di attuare i movimenti che compiamo in sogno e, nonostante la persona in cui il disturbo si manifesta sia del tutto cosciente, riesce a compiere pochissimi movimenti, in certi casi solo il movimento degli occhi, della lingua o alcuni lievissimi movimenti degli arti; durante le paralisi a volte si verificano problemi respiratori. Durante ogni fase REM (per 4/5 periodi ogni notte, dunque, e per un totale di tempo che va dalle 8 ore dei neonati ai circa 45 minuti a 70 anni) i grossi muscoli scheletrici (salvo il diaframma e altri muscoli coinvolti nella respirazione) sono paralizzati. Probabilmente, questa paralisi ha la funzione di difendere l’individuo dai movimenti inconsulti provocati dal sogno. Perciò il periodo di paralisi durante il sonno è normale. Ciò che è insolito è l’associazione di questo ad uno stato cosciente della mente.
La pantafica nei media
Lo scorso marzo è uscito al cinema il film “Pantafa”, ispirato proprio alla leggendaria creatura che durante le notti vaga per l’Abruzzo. Protagonista della pellicola di Fandango, produttore con Rai Cinema, diretta dal regista Emanuele Scaringi, è l’attrice Kasia Smutniak. Si tratta di un folk thriller horror di cui non vi vogliamo spoilerare la trama. Vi diciamo solamente che la Smutniak, ancora oggi, ha problemi a prendere sonno.